A dieci anni esatti dalla sua morte, il 4 ottobre 2014 si è celebrato il Celletti day intitolato “Mille ricordi amati”. Iniziato con la mattinata trascorsa tra gli studenti delle classi del Liceo “Tito Livio”, per l’occasione il “Belcanto” è salito “in cattedra”. Il famoso critico Angelo Foletto ha spiegato l’estetica del Belcanto, il posto che occupa il Belcanto nella cultura italiana attraverso ascolti dal vivo con i giovani cantanti dell’Accademia del Belcanto Rodolfo Celletti.
A partire dal pomeriggio, gli eventi si sono spostati nella cornice dell’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi. Dapprima con “Voci senza tempo”, una rassegna di proiezioni e ascolti tratti dalla collezione di Rodolfo Celletti; e poi con “Mille ricordi amati”, concerto di arie e duetti del repertorio belcantista, con letture, ricordi, approfondimenti e soprattutto con la rinnovata partecipazione del critico musicale Angelo Foletto e delle due attrici Gabriella Serio e Vitania Tagliente. La serata si è conclusa con il concerto “I Lions per il Belcanto”, seguito dalla consegna della borsa di studio Lions al mezzosoprano Margherita Rotondi.
Uomo burbero dal cuore tenero, occhi di ghiaccio che trafiggevano l’interlocutore prima ancora delle sua parole, Rodolfo Celletti era un critico dalla personalità ostinata, tenace, parca e severa. Ha ricoperto un ruolo di primo piano nel mondo musicale italiano del secondo dopoguerra, soprattutto nella riscoperta del mondo del Belcanto, dal periodo barocco al primo romanticismo. Celletti consegnò la sua forte impronta al Festival della Valle d’Itria, proprio nei suoi primi anni mentre la rassegna di musica lirica debuttava nel panorama internazionale.
A dieci anni dalla sua scomparsa, la Fondazione Paolo Grassi ha scelto di celebrare questa personalità con una giornata all’insegna della grande musica, del Belcanto. “Il belcantismo - scriveva Celletti - è il periodo storico che ha avuto maggiore fiducia nelle possibilità espressive del canto. Una fiducia così illimitata che il timbro e il modo di cantare bastano a creare una realtà autonoma dalla realtà sensibile”. L’esperto musicologo spiegava l’interesse per il Belcanto così “Se noi fissiamo la mente su ciò che è accaduto nel mondo negli ultimi cento anni [...] il cuore dell’uomo esce istupito, indurito, ottenebrato e sempre più sordo alle favole antiche. E tuttavia noi oggi guardiamo più alle epoche belcantistiche come a lande deserte fuori del passato e fuori del futuro, precluse, nella loro immobile aridità, a qualsiasi semente. Gli echi che oggi hanno ricominciato a giungerci da quel tempo lontano hanno spesso il timbro delle cose intellegibili e fraterne: come tutto ciò che nasce dalle splendide avventure dello spirito umano”.